Mi piacciono gli uomini semplici. Quelli con un po’ di pancetta. Quelli che non si tingono i capelli. Quelli che non si preoccupano se non ce li hanno più i capelli. Quelli che non fanno la ceretta, a meno che non siano atleti o siano affetti da irsutismo. Quelli che al primo appuntamento offrono la cena e ti aprono la portiera dell’auto. Ma che dopo un po’ di tempo accettano di fare a metà e di muoversi in metro. Quelli che ti tengono testa e vogliono sempre avere ragione, ma alzano le mani solo per accarezzarti e farti godere. Quelli che ti dicono che sei la più bella del mondo ma meglio che ti sposti che sei davanti al televisore e non vedo la partita. Quelli che ti organizzano una super festa a sorpresa per il compleanno e poi si dimenticano l’anniversario. Quelli che non ostentano, auto, orologi, vestiti firmati, perché scelgono di essere, non di apparire. Quelli che non ti mettono in soggezione, che non ti fanno sentire sempre sotto esame, che ti accettano per come sei. Anche se sei una rompicoglioni e te lo ripetono spesso. Quelli che ci sono. Quando non riesci ad aprire la bottiglia. Quando devi piantare un chiodo. Quando piangi perché la tua migliore amica è una stronza. Quando sei triste e vorresti spaccare tutto. E non sai perché. Quelli normali si siedono accanto e ti ascoltano. Pensando ad altro ma ti ascoltano. Perché ti amano. Ecco. Questi uomini sono quelli che valgono la pena. Sempre
Titoli di coda
Le storie d’amore hanno spesso dei titoli di coda lunghissimi. Sapete che le cose non funzionano più. La passione è venuta meno. Quelle giornate bellissime trascorse a cercarsi non ci sono più. Siete lontani, anche se dividete lo stesso letto. L’amore eterno che vi siete giurati è un buongiorno distratto e una buonanotte scontata. Quello che era fermento, eccitazione, voglia è diventato abitudine. E nulla distrugge più i sentimenti dell’abitudine. Tutti i sentimenti, non solo l’amore. Eppure, anche se senti che siete un pallido ricordo di quello che eravate, stai lì. Aspetti. Che si torni indietro. Che il fuoco riprenda vigore. Che tutto torni come prima. Provi ad affrontare il discorso. Provi a cambiare. E per un po’ tutto decolla, o sembra. Ma se tu cambi ritrovi lui, forse, ma perdi te stessa. E i conti alla lunga non tornano. Tieni duro, hai investito troppo in quella storia, sarebbe un fallimento, per te, per voi. Se ci sono dei figli poi i titoli di coda giustamente possono durare anni. Perché loro vengono prima di tutto e fa niente se tu non sei felice. I titoli di coda. Gli uomini li adorano. Loro non prendono mai la decisione finale, perché riescono a stare benissimo nel limbo, nella pace sicura della quotidianità, e al massimo fanno incursioni in altri cuori, senza particolari tormenti. Le donne no. Sono logorate dai titoli di coda e il rischio più grande è che smarriscano la favola che hanno vissuto. Perché è stato bellissimo. È stata una favola. E a un certo punto va bene anche che finisca. Allora alzatevi dalla poltroncina e uscite dal cinema che ha appena proiettato la vostra splendida storia d’amore, non state lì immobili davanti a uno schermo ormai nero in cui trascorrono nomi e segni per voi vuoti di senso. Uscite e dite basta. Vi mancherà. L’abitudine manca. Crea vuoto. Ma i vuoti sono contenitori fantastici da riempire con vita nuova. Siate coraggiose. Farà male ma mai quanto perdere il ricordo di ciò che è stato. I titoli di coda portano recriminazioni, discussioni, malessere. Lasciateli perdere. Vivete e sorridete. Siate voi stesse. Sempre. E non abbiate paura. Mai.
Mani
Non è sempre facile. Non lo é stato e non lo sarà. Ti conosci che stai iniziando ad affacciarti alla vita e hai davvero tutto davanti. Sei piena di sogni e sei sicura che si avvereranno. E una sera, complici il vino e del buon rock, inizi a camminare mano nella mano con lui. Non sai dove andrete e per quanto tempo, ma senti che quella mano è salda e stringe forte la tua. Pian piano diventate adulti, che non è che vi piaccia un granché, e ogni volta che potete cercate di tornare ragazzini, un concerto, una serata a fare tardi, un viaggio, una follia. A un certo punto decidete di scommettere su queste mani che si stringono e la vita diventa a tre, e poi a quattro. E non è facile. Il quotidiano mette alla prova, la stanchezza, il lavoro, i figli, i pannolini, le pappe, i vaccini, l’asilo, le elementari, le medie, le rughe, il colpo della strega, la lontananza, l’età che passa. No non è facile. E si discute tanto, perché tu non sei remissiva e lui nemmeno. Eppure appena possibile quelle mani si stringono, prima di dormire, camminando per strada, sul divano la sera cotti da una giornata. E la stretta è la stessa di quando avevamo vent’anni e la vita tutta davanti. Io non so spiegare l’amore. Ma credo davvero che sia questo, la mia mano nella tua.
Sola
Sentirsi sola. Anche quando sola non sei. Perché la solitudine è una condizione che raramente dipende dagli altri. Se così fosse basterebbe fare una telefonata, mandare un messaggio, premere un campanello. E invece ci si sente soli anche in mezzo alla gente, ad una cena, mentre fai un aperitivo, in una discoteca. Perché manca qualche cosa. Mancano due occhi che ti capiscono, una mano che stringe la tua, una parola sussurrata, la voglia di condividere. Non è questione di essere soli, condizione a volte terribilmente rilassante, ma di sentirsi soli. In una casa troppo silenziosa. Accendi la musica. Ma ogni nota fa eco al vuoto che hai dentro. Guardi il telefono e sembra che nessuno di ricordi di te. Tanti messaggi, nessuno per te. Per chi sei. Per i tuoi sensi. Non per cosa fai, per ciò che dai, per quello che rappresenti. Sentirsi sola. Capita. Ogni volta che rallenti il ritmo delle cose da fare che servono a riempire il vuoto. E allora ti metti davanti allo specchio e ascolti il tuo respiro. Pensi a cosa sei. Rincorri il ricordo di un’emozione. Apri un album di fotografie. Piangi. E la solitudine passa. La riempi di te. Della tua voglia di essere e di fare. Di ciò che sei stata e sei. Perché non saremo mai sole finché nel silenzio potremo ritrovare noi stesse. Senza bugie e senza paure. La solitudine rende più forti, o almeno è bello credere che sia così.