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Porte chiuse

Ogni tanto bisogna imparare a chiudere la porta. Bene. A doppia mandata. E restare sordi se il citofono suona. Perché per giorni, mesi, anni non abbiamo fatto altro che aspettare e perdonare e dare una dieci cento possibilità. Promesse non mantenute, silenzi inspiegabili, notti insonni. E noi lì, a dire un basta che poi basta non era. Ci fregano i sentimenti, ci frega il cuore, ci frega questa forza chiamata amore. A un certo punto però continuare significa mendicare. Perdere fiducia in noi stessi. Battere la faccia contro un muro che diviene sempre più alto. A un certo punto però bisogna dire basta. Davvero. Buttare via la chiave. Urlare se necessario. Sfanculare pure. Torneranno, forse, ma noi non ci saremo più. Avremo deciso che le briciole non fanno per noi. Avremo guardato lo specchio e vi avremo visto donne forti, che non possono perdere tempo ad aspettare un treno sempre in ritardo. Perché è proprio vero che quello che non è stato è perché non doveva essere.

(1) Commento

  1. Sonia dice:

    Eggià……è proprio vero.
    Ma quando ci sei dentro, l’obiettivitá e la razionalità sono divorate da un cuore che seppur spezzato, comanda ancora.
    La speranza è un appiglio quotidiano e seppur ci si renda conto che tutto è finito, che non è zerbini, lei , la speranza, è lì, fiera di esserci.
    Perché forse ad “una certa età “ si alimentano tante paure e un rapporto che elemosina amore, lo riteniano un fallimento per noi stesse.
    Beh questo è quello che sto vivendo io e non riesco ad uscirne, anche se indosso un tacco 12.

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