Irrisolta. Irrequieta. Irriverente. Se dovessi scegliere un prefisso che mi definisce sarebbe ir-. Irriducibile anche. Sí, perché prima di mollare soccombo, e non è una qualità. Sempre alla ricerca di qualche cosa, mai paga, pronta a mettere tutto in discussione, soprattutto se stessa. Ironica, che ir qui non è un prefisso, ma l’autoironia mi salva tutte le volte che vorrei spaccare lo specchio, il computer, la testa di qualcuno. Razionale e irrazionale, incazzosa ma pronta a perdonare sempre e comunque, estroversa e incapace di mostrare il proprio cuore, muscolosa ma fragilissima, senza pelle. Una libellula con le ali forate, che sogna il cielo e si ritrova a zampettare nella palude.
Perdere l’amore
Non sottovalutate mai l’amore. È facile perderlo per errore di valutazione. E noi siamo bravissimi a comprendere il valore di chi amiamo solo quando non è più accanto a noi. Diamo per scontato i sentimenti, lasciamo che la routine ci trascini, allontaniamo chi ci vuole bene perché attratti da altro, distratti da una vita che sembra promettere come il paese dei balocchi e ci lascia poi con un pugno di mosche in mano. Tenetevi stretto chi avete imparato a conoscere come amore. La passione sfuma, l’amore no.
Non mollare mai
Nessuno vi regala niente. Ricordatevelo. Senza farne tragedie, ma ricordatevelo.
Per ottenere un risultato, si deve sudare.
Per arrivare alla meta, bisogna rinunciare a qualche cosa.
Per avere successo, si deve essere costanti e non mollare mai.
Per poter dire ce l’ho fatta, dovrete prima cadere, rialzarvi, cadere e ancora rialzarvi. Infinite volte.
Mette a fuoco il vostro obiettivo e datevi da fare. Ogni giorno. Senza aspettarvi nulla dagli altri. Mettendo in conto il fallimento. Ma credendo, fino in fondo, che arriverete dove volete.
Non mollate mai. Se non ce la farete, potrete dire di averci provato. E questo è già un grandissimo successo.
Fine di un amore
L’amore finisce. É un dato di fatto. Succede ed è inutile opporsi. Scivola dentro di te, dentro di voi. Si intrufola tra i vostri baci e i vostri abbracci. Una sensazione strana, anzi, una non sensazione. Dove prima erano brividi, batticuore, impazienza di toccare, sfiorare, respirare, ora è fastidio, noia, insofferenza. Accade il più delle volte senza un perché. Lo amavi alla follia. Hai fatto di tutto per lui. Hai messo tutto da parte e dedicato tutta te stessa a voi due. E ora non ne hai più voglia. Non sento più quella necessità che ti faceva trovare tempo anche quando non ne avevi, che ti faceva sorridere per un nonnulla, che era il senso ultimo di ogni cosa. Ti da fastidio come ti parla. Come ti bacia. Come ti sta accanto. Per un po’ provi a combattere contro questa sensazione, poi lasci che sia. E a questo punto devi dirglielo. Parlare per capire se si può ripartire, trovare un modo o lasciare che sia. L’amore finisce. Ebbene sí. E se capita a te, fattene una ragione. Non fartene una colpa. Cerca di farti meno male possibile e di non farne a lui. Di preservare i figli, se ce ne sono. Ma non nasconderti. Un giorno ti innamorerai di nuovo, forse ancora proprio di lui. Perché l’amore va e viene, il rispetto resta e la vita è una continua sorpresa, tutta da scoprire. Ora sei nel buio ma domani splenderà il sole. Ricordalo sempre.
Forte
Ci sono giorni in cui devi essere forte. Non per te stessa ma per gli altri. Anche se non ne hai voglia e cerchi solo un abbraccio in cui sentirti una bambina indifesa. Quei giorni in cui il mondo si accorge di te, che ha bisogno di te. Perché tu ascolti. Perché tu non giudichi mai. Perché tu offri soluzioni semplici. Perchè tu sorridi. Perché tu hai sempre tempo anche quando non ne hai. Perché in fondo non ti aspetti più nulla dagli altri e vivi come un regalo anche un caffè e due chiacchiere al bar. E in fondo sei felice di poter essere un riferimento. Una spalla su cui piangere. Una roccia a cui aggrapparsi. Anche se sei fatta di argilla e dentro ti sgretoli ogni giorno nei tuoi mille dubbi. Forte. Per necessità. Per scelta. Per voi, per me.
Chi sono io?
Davanti allo specchio. Struccata. Un po’ schifata. “Ma cosa cazzo sono io? Cosa ho combinato finora?” Le rughe, le occhiaie, i capelli spettinati. Il cuore e la mente in subbuglio. Le foto in Instagram e sulle riviste di chi sembra avere tutto. Sui giornali le parole di chi tiene le redini di economia e politica. In tv il sorriso di chi sembra saperne di più di te. E tu? La lotta contro la cellulite e contro i fantasmi di chi non è mai contento. La corsa senza fine come un criceto nella ruota. “Chi cazzo sei?”. Sono una mamma. E guarda che non é facile esserlo. Non si è madri solo perché si partorisce. I figli vanno cresciuti, capiti, educati, accuditi. E io sí, lo faccio. Sono una moglie. E non è facile neanche questo. Tenere duro quando le cose non funzionano. Far tornare i conti. Crescere con l’altro e accettare reciproci compromessi. Sono una figlia. E non sono male dai. Anche se mi sono sempre sentita la figlia imperfetta e forse non ho fatto ciò che i miei si aspettavano da me. Ma sono qui e loro lo sanno. Sono una donna. Che lavora. Che cucina, stira, fa i mestieri, tiene nota delle scadenze. Sono una donna cazzo. E faccio tanto, anche se non si vede. Anche se non sono patinata. Anche se invecchio e si vede. Cosa sono io? Io. Ed è tanto. Tantissimo. Io. Una donna. Come tante. Che a volte si perde, però poi si ritrova. E ritrovarsi è davvero bellissimo.
Non una di meno
I lividi che fanno più male sono quelli lasciati sul cuore. Perché non si rimarginano, perché ti fanno sentire stupida, perché frantumano i sentimenti di una vita. Lo hai amato fin dal primo sguardo e ti sei detta che avresti fatto di tutto per averlo. Ecco. Di tutto. Noi donne siamo così. Toste, testarde, sognatrici. Per un suo sorriso hai accettato la sua gelosia, il no alle uscite con le amiche, i rimproveri per una foto postata, i paletti sempre più stretti. Per un suo bacio hai smesso di andare in palestra, hai modificato orari di lavoro, hai accettato di cambiare la tua vita. Per amore, ti dicevi. Anche se ti andava stretto tutto questo. Anche se lui non faceva lo stesso. Anzi. Ricambiava vivendo come voleva. Se vuoi stare con me, adattati alle mie regole. Se no, quella è la porta. Questo non è amore. Ricordalo. Amore è libertà, gioia, essere sè stessi pienamente e condividere la vita. Perché la violenza non sono solo le botte. Violenza è ciò che limita la tua persona.
Violenza è il controllo sulla tua vita.
Violenza è la mancanza di rispetto, per la tua mente e il tuo corpo.
Scappa se ti senti soffocare da un amore. Perché l’amore fa respirare a pieni polmoni, non soffoca. Mai.
#nonunadimeno
#noallaviolenzafisicaepsicologica
#giornatacontrolaviolenzasulledonne
Sogno
Sogno un mondo in cui non ci sia più spazio per l’invidia. Quel sentimento tanto dannoso quanto inutile, che fa male sia a chi la prova sia a chi ne è l’oggetto. Un tarlo che limita la possibilità di fare, perché vengono sprecate tante energie nel guardare gli altri, nel trovare elementi da criticare, nel sminuire i successi. Energia che invece andrebbe sfruttata per crescere, migliorarsi, vivere.
Sogno un mondo in cui le donne siano alleate. È questa la nostra debolezza rispetto agli uomini. La mancanza di cameratismo, la voglia di tendere la mano, la capacità di essere davvero amiche. Capita, per carità, ma spesso siamo rivali, senza motivo, senza senso. E danneggiamo noi stesse.
Sogno un mondo fatto di persone corrette, che fanno il loro dovere, che non vivono di compromessi. Ci saranno sempre gli scorretti, lo so. Ma nel mondo dei miei sogni sono pochi e non sono loro a mescolare le carte nel mazzo della società.
Sogno un mondo di anime trasparenti, che mostrino chi sono, perché la falsità sta alterando troppe relazioni.
Sogno un mondo in cui regni l’autoironia, la capacità di mettersi in discussione, la voglia di sorridere.
Lo sogno. Lo voglio. Insieme, lo avremo.
Fior fiore degli anni
Proprio così. Non ci rendiamo conto del tempo che passa. Ci sentiamo delle leonesse. Abbiamo energia, voglia di fare, creatività. Abbiamo cambiato alimentazione e siamo in forma come non mai. I capelli sono folti e del colore che vogliamo. Camminiamo sicure sui nostri tacchi 12, senza calze nonostante le temperature sotto zero, il cappottino smilzo, l’aria da figa imperiale. Poi, nell’ordine.
Un ragazzo si alza in metro per farci sedere.
Una ventenne ti urta, si volta e “scusi signora!”…che pure l’unica ventenne educata hai beccato.
Tuo figlio, ascoltando una canzone dei Beatles, dice: “certo che hai tuoi tempi era strana la musica eh?!?”. E fagli capire che quelli erano i tempi di mia mamma e che la musica strana è quella che ascolta lui oggi, vabè.
Dal fior fiore dei tuoi anni a d’autunno cadono le foglie in un quarto d’ora. Ma l’importante è crederci, sempre 😜
I so tutto io
Non ho mai amato i titoli e le etichette.
Ho sempre provato una sorta di fastidio in chi si presentava mettendo davanti un “dottor” o iniziando l’elenco dei suoi meriti professionali. A dire il vero, non mi sono mai piaciuti nemmeno quelli che ostentavano benessere, denaro, vestiti firmati e macchinoni. Ho scritto ostentavano, badate bene, perchè amo le belle cose e ovviamente ritengo fortunati coloro che possono permettersi agi e lussi che a me non sono accessibili. Ma l’ostentazione mi dà l’orticaria.
I so tutto io. Quelli che devono sempre e comunque farsi vedere, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, come se fossero sposati con la necessità di apparire.
Ho sempre creduto in chi è, non in chi si mostra. E chi è, badate bene, viene spesso fuori alla distanza. Man mano che lo conosci, che comprendi la sua profondità, le sue caratteristiche, i suoi talenti. Chi è parla semplice, si adatta a chi ha di fronte, nasconde i suoi titoli per non imbarazzare l’interlocutore, mette a proprio agio.
Adoro le persone intelligenti, ascoltare chi ne sa più di me, imparare ogni giorno qualche cosa di nuovo, da chiunque.
Non ostentate ma siate.
Non volate troppo in alto, rischiate di fare come Icaro e di finire in mare.
Regalate agli altri ciò che siete e crescete nel continuo scambio di conoscenza.
Non stancatevi mai di mettervi in ascolto e di imparare.
Siate veri. Al 100%. Sarete più vulnerabili, lo so, ma fingere è un lavoro che alla lunga logora. E, davvero, non ne vale la pena.