E ad un certo punto tutto si fa più chiaro e ti senti un un’altra persona. Continui ad alzarti, vestirti, preparare la colazione per i tuoi, lavorare, andare in palestra, fare la doccia, ascoltare la radio. Tutto come prima. Ma nulla è come prima. Tu sei diversa. Non da oggi, non da ieri, neanche da un mese. Da un po’. Non sai definirlo ma pian piano è cambiato il modo di guardare il reale, di sentirlo e di viverlo, hai variato senza accorgertene la classifica delle priorità, rivoluzionato il tuo metro di giudizio. Non sai spiegarlo. Dici che sei invecchiata e così banalizzi una trasformazione più profonda, che riguarda il trascorrere del tempo ma non solo. Non sei mai stata consapevole di te stessa come ora, nessun bisogno di rendere conto a qualcuno, neppure allo specchio in cui ti rifletti, nessuna ansia di ciò che sarà domani. Strana, ecco, sì, un po’ strana ti senti, in questi panni nuovi che ti calzano a pennello e che ti fanno sentire a tuo agio come non mai. Una donna sei, matura diresti, se non sembrasse un azzardo, una donna che ha saltato il fossato della voglia di essere giovane a tutti i costi, delle serate senza senso, dell’ansia di mangiare la vita che poi non c’è più tempo, dell’insoddisfazione perenne. E, seduta davanti al tuo caffè, il cucchiaino che gira lo zucchero e lo sguardo perso, ti trovi a pensare che in fondo non è male diventare grande. Anche se hai fatto tanta fatica per arrivarci. Ma, come si dice, l’importante è arrivare. Per poi ripartire, più forte che mai. Perchè la vita è un viaggio dalle vie infinite che non ti stancherai mai di percorrere.
Sono solo parole
Amo le parole. Giocare con loro e metterle in relazione. Inanellare catene di lettere che di solito litigano e che io costringo a entrare in contatto, a prendersi per mano. Le parole creano la realtà, la definiscono, la rendono tangibile. Anche se, loro, tangibili non sono. Mi sono sempre nascosta dietro le parole. Voglio dire, è più facile scrivere un amore, un rimprovero, una riflessione, che guardare negli occhi una persona e lasciare che la voce riporti queste emozioni. Ci vuole coraggio a parlare, meno a scrivere. Anche se poi scripta manent e anche inculant. Perché ci sarà sempre qualcuno che interpreta una frase e te la rinfaccia nel momento sbagliato. Ma tant’è. Amo le parole. La settimana enigmistica è la mia droga. La scrittura la mia terapia analitica. I suoni di vocali e consonanti la mia colonna sonora. E con esse creo il mio reale spesso irreale, il mio paese delle fate in cui muoversi ha un senso, tra iati, similitudini, allitterazioni. Poi, un congiuntivo sbagliato mi tira per i capelli nella realtà fatta di parole a vanvera, impoverimento lessicale, generalizzazioni, cose che cosano per cosare. Per fortuna penna e carta sono sempre lì. Che mi aspettano. E il viaggio continua…