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Ipocondriaci estivi

È un dato di fatto, più invecchi più parli di malanni. Una volta, tra amiche, ci si consigliava sul gloss da mettere, sulla marca dei jeans, sulle ultime tendenze. Ora siamo tutte un po’ come Carlo Verdone e i suoi personaggi ipocondriaci. Sedute sulla sdraio, mentre la risacca culla le nostre anime e i figli ormai grandi non rompono più con i loro castelli e le formine, invece di parlare di aperitivi o degli esemplari maschili in spiaggia (perché i discorsi seri vanno anche loro in vacanza, almeno per me), ci siamo ritrovate a confrontarci su buscopan, spasmomen e moment. E poi sul mal di schiena, le prime caldane e la cistite. Si, noi. Le stesse che poi postiamo foto infighettate in palestra come se fossimo vent’enni. Noi, che dietro liceo, davanti museo. Noi, che dopo la chiacchierata su malanni vari, stiamo peggio perché scopriamo organi che neanche pensavamo di avere e che alla sera trituriamo gli ammennicoli al nostro povero partner che deve sempre sorbirsi le nostre paure. In silenzio. Che se azzarda un “ma, tesoro, ma no, stai bene, dai” scatta la frase di rito “ecco, sminuisci sempre, a te interessa solo che non ti dia problemi”. Che poi un po’ è vero perché l’amore, ricordate, è prima di tutto non rompere i coglioni. Rilassiamoci, amiche mie, mettiamo da parte il prontuario farmaceutico e, almeno in estate, godiamocela. Invece dell’oki, facciamoci uno spritz: il mal di testa resterà, ma saremo almeno un po’ più leggere. Ve lo garantisco.

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Di cosa parla “Compleanno inglese”?

Una delle domande più ricorrenti quando dico di aver appena pubblicato un libro è “di cosa parla”? Che, a dirla tutta, è una domanda difficilissima. Sì perchè per rispondere devi frenare la voglia di raccontare tutta la storia (voglia che è innata in me, perchè se l’ho scritta è perchè vorrei che tutti la sapessero, ma se la racconto a tutti poi nessuno compera il libro e l’editore Le Mille e Una pagina mi dice un parere…) e nello stesso tempo, però, se non racconti la storia, la banalizzi. Sì perchè “Compleanno inglese” ha come protagonista Laura, una 51enne apparentemente appagata, due figli, un marito già in pensione, un lavoro da insegnante e tanti sogni in un cassetto ben chiuso a chiave da tempo. Una signora per bene, con le prime caldane pre menopausa, sportiva, fortemente autoironica, pronta a vivere la sua non più giovinezza passeggiando mano nella mano con quella botta di culo che è il marito, bello, bravo e pure paziente. Capite che, se io vi dico così, voi il libro non lo comperate? Perchè, detta così, Laura sembra la mamma del Mulino Bianco o, peggio, una di quelle infulencer attempate che vanno oggi, a cui sembra andare tutto bene, così perfette da essere stucchevoli. Ma Laura, cari miei, visto che esce dalla mia penna, non può essere perfetta. E’ un vulcano che ribolle, è sempre in viaggio con la fantasia, rivive il passato con più rimorsi che rimpianti e non c’è nulla di peggio. In questa situazione accade un evento che ribalta tutto. Uno tsunami che toglie ogni certezza per il futuro. E la storia che volevo raccontarvi è questa. Di come si reagisce di fronte al mondo che crolla, di come lo fanno uomini e donne, perchè questo è un romanzo scritto da una donna, ma non per un pubblico femminile. E’ scritto per voi. E quanto mi piacerebbe che lo leggeste tutti. E non per vendere i libri, quello importa sì, ma il nocciolo è un altro. Perchè vorrei discutere insieme a voi di cosa sceglie di fare Laura, di come reagisce e di cosa invece avreste fatto voi. Perchè Laura è uscita dalle pagine ed è diventata una mia amica e adesso mi chiede se ha fatto bene a fare ciò che ha fatto, oppure no…cosa le dico?!?

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Autostrade

Adoro la Liguria, in particolare il levante, che è stato la cornice delle mie estati da quando ero una bambina. Una territorio impervio, con le alture a ridosso del mare, i paesini abbarbicati sulle pendici e il mare lì, con gli scogli e le spiaggette nascoste dove non te le aspetti. Comoda la Liguria per noi lombardi, un’oretta e mezza e respiri la salsedine, il profumo della macchia mediterranea, la focaccia e il pesto. Lasci alle spalle lo smog delle nostre città, la nebbia d’inverno, le zanzare e la canicola estiva e in un attimo sei in una poesia di Montale. Andate a leggervi “Meriggiare pallido e assorto”, la Liguria è tutta lì, con le sue contraddizioni e la sua aspra bellezza. Eppure quest’anno è stato tutto più difficile. No, non per il Covid, le mascherine, gli ingressi contingentati in spiaggia. No, quelli sono compromessi per la nostra salute a cui ci si abitua in fretta. E’ stata dura a causa di un’autostrada resa peggio di una statale dell’hinterland. Sembra la vigevanese in un normale giorno lavorativo. Una corsia di marcia da Sestri Levante ad Arquata Scrivia, continui cambi di carreggiata, uscite chiuse e preghi di non rimanere bloccato da qualche ingorgo o incidente, altrimenti altrochè rilassante fine settimana, un incubo. E questo non per qualche giorno, ma da inizio estate. Da far passare la voglia di andare al mare. E, se passa a me, che sono follemente innamorata della Liguria, figuriamoci a chi non ha questo legame viscerale. Le abbiamo provate tutte, anche le strade di montagna, piacevoli per carità, nonostante la nausea incipiente, ma il doppio del tempo per arrivare è un po’ troppo anche per noi. Torneremo, ovvio. Anche se è un po’ da Tafazzi e il nervoso sale ogni volta. Torneremo perchè siamo innamorati. Ma che fatica….

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Amo te

Perché io amo Sestri. Un amore che ha radici lontane. Sestri mi ha accolto da bambina e mi ha insegnato a nuotare, a tuffarmi nelle onde, una, dieci, cento volte. Sestri mi ha fatto conoscere sapori unici, come la focaccia, bella unta e croccante, il pesto sui testaieü, il bagnun di acciughe e le frittate di bianchetti. Sestri mi ha fatto innamorare, per la prima volta, un amore da favola, fatto di sabbia, salsedine e baci rubati dietro alle barche sulla battigia. Sestri è stata la cornice di tante estati con il mio uomo, con i miei figli, amici dei figli dei miei amici, in un ciclo vitale che rasserena in un mondo con poche certezze. Sestri ti amo. Te lo dico ogni volta. E te lo ripeto questa sera, in questo presepe che è la mia baia del silenzio, le luci che si accendono, i riflessi tremolanti sull’acqua, i gabbiani nel cielo. Grazie Sestri, per questi quarant’anni d’amore ❤️

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Viaggi

5 anni fa, Little Italy, NYC.
Mi mancano i viaggi.
Le strade affollate.
Le fotografie rubate in luoghi mai visti.
I negozietti di souvenir stipati di turisti.
L’odore, non sempre gradevole, del cibo nelle strade.
La Babele di lingue in cento metri.
La sorpresa ad ogni angolo.
Il check in in aeroporto.
Il cibo di plastica di molto volo intercontinentali.
Mi mancano i nostri viaggi alla scoperta del mondo.
Mi dicono che li farò di nuovo. Che tutto tornerà come prima.
Mah. So solo che questa estate mascherata sa poco d’estate, è una calda stagione sospesa in attesa della liberazione. Aspettiamo allora. Progettiamo e sogniamo. I viaggi, per ora, sono quelli della mente ❤️

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Sabato sera

Mi sono affacciata e ho visto la natura. Ho sentito i grilli e l’acqua di una fontana scorrere poco distante. Ho riempito i miei occhi di questa pace e per un po’ ho scordato i mali del mondo. Ho svuotato la mente e colmato lo spirito. Dentro di me, una sola parola. Grazie. Per tutto questo e per la vita, imprevedibile, inafferrabile, misteriosa. Semplicemente affascinante.
Eccola qui.
La mia febbre del sabato sera.