Senza categoria

Rimbaud

Lo capisci subito, che è un giorno diverso dal solito. Appena metti giù i piedi dal letto, guardi l’ora e sono le quattro e dieci. Sì, del mattino, non del pomeriggio che quella sarebbe stata manna dal cielo. Torni a letto e aspetti, che Morfeo torni dalla pausa caffè e ti riporti nel mondo dei sogni. Niente. Sciopero. Non gli avranno rinnovato il contratto. Allora ti alzi, inutile risvegliare gli istinti di chi ti sta accanto, che alle quattro del mattino rischi pure un due di picche. E di lunedì alle quattro del mattino non è un bel modo per iniziare la settimana. In cucina, caffè  mentre lentamente albeggia. Intorno silenzio, solo le rondini, qualche auto lontano. Ed è quasi poesia. Sì quasi. Perché in questo falso idillio lomellino, si inserisce a ricordarti che non sei a Praia de Pipa il rumore dell’asciugatrice di quelli di sopra, seguito dopo poco da un bisbiglio fra i due e un vadavialcù, che ti ricorda che i veri legami, quelli forti ed eterni sono quelli in cui bisogna essere chiari. Senza eufemismi. Altroché trottolino amoroso. Un giorno diverso, perché ti siedi sul balcone e leggi Rimbaud, l’aria fresca che ti accarezza le vesti, pensieri che si accavallano, la mente che vola altrove. Perché si può. Anche se sei seduta a fianco ai bidoni della differenziata. Anche se la vista è quella di una ciminiera che meglio non farsi domande. Anche se tra poco la magia si spezza e si deve tornare alla maschera del quotidiano. Un libro è questo. Un viaggio. Della nostra anima, della nostra mente. Che ognuno di noi crea, diverso, ogni volta, perché le parole attraversano l’anima e arrivano alla mente che le accoglie in base al sentire di quell’attimo. E il tempo vola, la vita ricomincia senza sapere che sei andata e tornata da un altro mondo, la casa si anima, uno alla volta i tuoi uomini ti riportano con i piedi per terra. Fin troppo. E devi ricominciare a rispondere alle loro domande, necessità. Come quelle del più piccolo, che appena sveglio ti guarda e chiede “Ma Del Piero ha un uccellino ammaestrato?”…eh caro Rimbaud, altroché Battello Ebbro… 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: