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Vivere

In quest’ultimo mese ho attraversato tutti gli stati d’animo. L’ottimismo dei primi tempi, la spavalderia di chi non vuole rassegnarsi, la rassegnazione dell’inevitabile, la paura per l’ignoto, l’impotenza di fronte alla morte, la determinazione a non arrendersi, lo sconforto totale e senza respiro per le troppe vittime, il dubbio di fronte ad un futuro più che mai incerto. Stati d’animo che si alternano più volte durante la giornata, con il cuore che salta in gola all’ennesima ambulanza che suona e poi però gioisce nell’abbracciare i propri figli, mai vicini come in questi giorni, e nel vedere dal balcone la mamma e il papà che sorridono e che puoi viziare, anche solo portandogli la spesa. Sono passata dal non mi vesto più, vivo in pigiama, non mi lavo, non mi trucco, al non si può mica andare avanti così, un minimo di dignità, e allora, maschera, impacco, crema mani e ceretta. Per non parlare dei social. Cerchi le notizie ma non vuoi sentirle, perchè vorresti solo ricevere quelle buone, quelle della luce in fondo al tunnel, che ancora non si vede. E allora spegni tutto, metti la musica a palla e pulisci casa, riordini, cataloghi, come se volessi mettere in ordine la tua vita e questo mondo malato. Sono giorni strani, questi. Viviamoli senza chiederci troppo che senso abbiano. Non giudichiamo, non accusiamo, non pretendiamo troppo da noi stessi. A posteriori valuteremo. Ora dobbiamo solo vivere. Vivere. Vivere.

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