Questa mattina ho pianto. Ho pianto con passione, sapete quando vi cola il naso e il viso si riempie di lacrime. Così. Mi sono svegliata presto, ho guardato l’ora e ho pensato che sarebbe stato un altro giorno di questa lunga primavera senza senso. Ho riflettuto che “Contagion” è un film e che le realtà, ancora una volta, ha superato la fantasia. Come con l’attentato delle torri gemelle o come deve essere stata la bomba atomica, tanti anni fa. Viviamo in un film che nessuno di noi avrebbe voluto girare, attori inconsapevoli di un’esistenza che non faceva parte dei nostri sogni di bambini. Ho pensato ai tanti morti, una generazione di nonni, con i loro racconti e le loro esperienze. A come li riconduciamo ormai a numeri e riusciamo a provare sollievo perché invece di otto, novecento al giorno sono “solo” trecento. Trecento in un giorno. Ecco a questo numero sono scoppiata a piangere. Trecento erano gli opliti alle Termopili, simbolo del sacrificio. Ma oggi, quanti sacrifici involontari ci sono stati? Ho pensato ai medici e agli infermieri, a quanti turni, ore, notti, tra paura, impotenza, soddisfazione, passione. Ho pensato alle file davanti al supermercato e al silenzio di questi mesi. Silenzio irreale. Noi che siamo casinisti e caciaroni, noi, zitti in fila. Noi che ci tocchiamo tra di noi quando parliamo, noi che baci e abbracci, noi che siamo il sole del Mediterraneo abbiamo visto solo nuvole in questi mesi. Ho pianto perché siamo bloccati in casa e non vediamo la primavera, ho pianto per l’estate strana che seguirà, ho pianto perché sono stanca e stanca. Ho pianto per chi ha perso il lavoro e per chi non sa se riaprirà il negozio, per chi ha dei figli da crescere e non sa da dove cominciare, per chi aveva tanti progetti e non ci sono più. Le mie lacrime sono piene di questo e molto di più. Adesso faccio colazione e riparto. Perché in un modo o in un altro ne usciremo e i pianti servono solo se lavano via l’amarezza.
Buona giornata 😘