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Dagli all’untore

Mi sono sinceramente illusa che la pandemia ci avrebbe insegnato qualche cosa. Nel momento dell’emergenza ho visto solidarietà, altruismo, abnegazione, rispetto delle regole. Ho visto la natura rinascere e percepito la riscoperta dello stare insieme con poco, in famiglia, giocando a carte e cucinando torte di mele. Invece mi ritrovo in questi giorni a scorrere i social (che, ci piaccia o meno, sono lo specchio del pensare comune) e ritrovo solo tanta violenza. Violenza verbale contro chi non usa la mascherina e poi contro chi apre le discoteche, contro chi le chiude e contro chi cerca di dare regole per l’inizio della scuola, contro chi va al mare e chi sta a casa. Tutto e il contrario di tutto, ma violento, arrabbiato. Triste, davvero. La pandemia ha messo in luce alla lunga tanto egoismo, mors tua vita mea, e il solito sparlare senza fondamento tipico delle chiacchiere da bar. Pensiamo a come rimetterci in piedi, perché l’autunno sarà durissimo. E guardarci nel culo a vicenda ci farà solo perdere energie positive. Impariamo a fare fronte comune invece del festeggiare la filosofia del “dagli all’untore”. Qui non ci sono nè untori nè unti. C’è solo una società in affanno che deve mettercela tutta per ripartire. Insieme. Con forza, onestà, collaborazione.

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