E poi un giorno ho deciso che avrei dovuto essere più seria. Che insomma ero diventata una donna matura, una professionista, basta post palestra tacco coscia, mostriamo che oltre alle gambe c’è di più. Che poi c’è sempre stato, ma hai social piacciono di più tette e culo del cervello e già lo sappiamo. Così ho messo un un cassetto Lacolli, sono diventata prima mora e poi ho tagliato i capelli, ho cercato di fare politica con esiti disastrosi, poi di avere un ruolo influente in un ambito comunicativo serio, anche qui con esiti non certo brillanti. Alla fine mi sono guardata allo specchio, stravolta da ore, giorni, mesi di lavoro, da notti di ansia, da pianti inconsolabili, e mi sono detta “ma cosa stai facendo?” Non ho detto “cosa”, ma questo lo sapete già. E ho capito che non si può essere altro da sè stessi, che il mio cervello, piccolo o grande che sia, sta benissimo sui miei tacchi e anche con un bilanciere in mano, che non sono nata per essere incasellata in un ruolo e che non lo sarò mai. Che continuerò a essere ferita dalle parole e per questo non saprò mai usarle per ferire, e che quindi un certo stile proprio non fa per me. Sono tornata bionda e riccia, perché io sono così, ho messo da parte una serietà che non mi si addice e accettato tutte le sconfitte di questi due anni. Che butterebbero a terra chiunque. Ma io ho i miei tacchi, dodici e più centimetri di varie ed eventuali contro le menate della vita quotidiana che risolvono sempre. E bene così!