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Porta Santa

Per i 50 anni c’è chi sogna una festa, un viaggio, un gioiello. Io volevo venire a San Pietro e passare dalla Porta Santa. Non chiedetemi perché. Non lo so. Ma era ciò che più mi stava a cuore per il traguardo del mezzo secolo.
Oggi è successo. Quasi per caso. A Roma per altro, sono arrivata in Vaticano e, in un attimo, con pochissima coda, ho varcato la Porta Santa. E poi, poi ho iniziato a piangere. Come una cretina. Lí, appoggiata a una colonna. La pietà di Michelangelo a destra, l’oro accecante della Basilica tutto intorno.
Ho pianto tutta la stanchezza di questi mesi, la gioia di essere lì, l’emozione di avercela fatta. E poi ho pianto per tutte le mie lotte, le mie solitudini, la mia difficoltà a mettere le cose in fila, le mie insicurezze.
Sono stata meglio dopo? No.
Però ho realizzato un desiderio.
E direi che è già tanta roba

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Struggling

Ogni giorno una battaglia.
Quando ero giovane, pensavo fosse adrenalinico lottare sempre per qualche cosa. Scuola, lavoro, sport. La vita come una competizione. Ma non con gli altri, no no. Qui l’agonismo c’entra poco. Competizione con me stessa. 😭
La mia vita è stato un rilancio continuo, come un giocatore di poker mai sazio, che continua a rimettere tutto sul piatto.
Una fatica immensa, che più volte ho cercato di allontanare. Ma niente. Sono come Ulisse, mai sazia, mai ferma, mai soddisfatta.
Credo sia una patologia, una sorta di ossessione che mi spinge a inventarmi sempre nuovi muri da saltare. E mentre studio, lavoro, corro, mi ammazzo di fatica, mi ripeto che è l’ultima volta. Ma non lo è mai.
Un criceto nella ruota.
Una donna senza tregua da se stessa.
Un folle volo senza porti, scali, mete sicure.
Una pazzia, lo so.
Ma non so, e forse non voglio, sfuggirci.
Perché mi sento viva così.
Stancamente felice ♥️

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Parole di donne

Tormentate
Picchiate
Maltrattate
Condizionate
Sminuite
Limitate
Controllate
Sfruttate
Uccise
Ogni giorno donne di tutte le età devono subire questo e molto altro. Da mariti, amanti, fidanzati, conoscenti, sconosciuti, padri, datori di lavoro… e noi a scrivere di loro
a chiedere giustizia
a difenderle in tribunale
a piangerle
a criticarle
Parole, parole, parole
E qui non cambia niente
Perché sono gli uomini che devono cambiare
Siamo noi mamme che dobbiamo crescere i nostri figli con una consapevolezza diversa
È la società che deve insegnare che un no va rispettato e non è una tragedia
E invece
Parole, parole. Parole

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Ciao Carlo

Seduti sul divano. Circondati da libri, tanti libri, e belle piante. A parlare di arte, della nostra Lomellina e delle tante belle cose che si potrebbero fare e non si fanno. Non avevamo mai parlato così a lungo, eppure ci conosciamo da tanti anni. Seduti sul divano a parlare ancora una volta di San Cassiano, con la bozza dell’ennesimo volume che avevi contribuito a realizzare sulla nostra città. Seduti sul divano ci siamo dati appuntamento per qualche progetto di valorizzazione della città. “Vado in ospedale ma poi ci vediamo e organizziamo qualche cosa”. Pioveva quel giorno e, mentre tornavo a casa, litigando con l’ombrello che non si apriva, ho pensato quanto fosse stata bella quella mezz’ora. Piena di cultura, arte, condivisione. Seduti su quel divano ci siamo visti per l’ultima volta. E oggi rileggo le pagine attente sull’architettura di Santa Croce e San Cassiano, l’ultimo regalo che mi hai fatto, e sono triste. Grazie Carlo, ovunque tu sia, Ogni volta che guarderò i nostri affreschi ti penserò ♥️

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Abbastanza

Rilanciare, sempre. Se dovessi ripensare a questi 50 anni credo che il verbo più corretto sarebbe questo. Ogni traguardo raggiunto non è mai stato un punto di arrivo, ma uno di partenza. E non per mia volontà. Fin da piccola, mi sono sempre dovuta confrontare con il “non è abbastanza”, mai chiaramente espresso ma sempre velato dietro a sproni a fare ancora meglio. Una faticaccia. Che pian piano diventa abitudine. A cercare la perfezione, che però è inarrivabile. Un loop che ha forgiato in me quella odiosa tendenza alla prima della classe, per cui gli sbagli sono sempre stati più pesanti del dovuto. Con l’età ho imparato ad accettarli ma non a superarli. Gli sbagli sono le carte che rilanciano la sfida, che mi dicono che devo lavorare di più perché no, non sono abbastanza brava, abbastanza capace, abbastanza attenta agli altri, abbastanza insomma. Vi giuro che è stato estenuante. E che non me lo sono cercato. Ogni tanto mi viene voglia di mandare tutto all’aria che tanto, se in mezzo secolo nulla è cambiato, non cambierà mai. Poi non sono capace. E vado avanti. Abbastanza imperfetta, abbastanza bella, abbastanza brava, abbastanza. Perché quel più che buono che prendevo alle medie non riesce mai a diventare ottimo come ci si aspettava da me. E questo si è abbastanza triste. Oggi, nel giorno delle donne, ho capito che sarà sempre così. Abbastanza.

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Sci, la mia beauty farm

Si riparte dall’Alto Adige dopo una settimana sugli sci. Intensa, divertente, rigenerante. Come sempre. Lo sci è la mia spa, la mia beauty farm, ii mio elisir. Ogni anno rientro a casa con le pile ricaricate, nonostante i 300 km di piste nelle gambe. È la magia della montagna, che ti porta lassù, più vicino al cielo, che libera la mente, che riempie il cuore. È la magia dello sport, che, allenando il fisico, potenzia la mente e prepara alle sfide di ogni giorno. È la mia regola dello star bene, semplice eppure così trascurata: amore, sport, natura, buon cibo. E tutto il resto può attenere ❤️

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Misurando

Una volta andavi a farti una passeggiata e non ti preoccupavi minimamente di quanti passi stessi facendo. Oggi una app ti dice se hai camminato a sufficienza, calorie consumate, gradini, ecc…una volta trascorrevi una giornata sugli sci e l’unica cosa che contavi alla sera erano i muscoli dolenti. Ora una app ti dice quanti km hai percorso, gli impianti presi, il dislivello, ecc…una volta stavi ore davanti al pc e al massimo tua madre ti urlava che la cena era pronta e tu neanche ti eri accorta di aver trascorso intere giornate senza muovere il sedere dalla sedia. Oggi se non ti alzo ogni tot l’orologio vibra e ti ordina di farlo. Se non lo fai, vibra di nuovo. E via così.
Misuriamo tutto, performiamo tutto, controlliamo tutto.
Ma perché poi? Ci serve davvero?
Io credo di no.
Credo che sia un’altra schiavitù di questo mondo che vuole ridurci a numeri e statistiche, e che guarda sempre meno all’ essenziale.
Personalmente provo sempre più fastidio verso tutta questa tecnologia: da brava boomer ne sono stata affascinata, ma ora, che palle!
Cosa ne pensate?

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Tv

I miei figli non guardano la televisione. Se escludiamo il tg, a cui li ho abituati fin da piccoli e che, soprattutto uno dei due, seguono sempre, per il resto la tv potrebbe anche non esserci in casa. Basterebbe uno schermo collegato al Wi-Fi per Netflix, Prime, YouTube. Per il resto non vedono programmi tv o altro che venga trasmesso sul piccolo schermo. Ci pensavo poco fa. Mio marito ed io, sul divano, a guardare la tv. Loro due davanti a pc o cellulare connessi a un mondo del tutto diverso dal nostro. In vent’anni è cambiato il mondo. Anche questo vuol dire invecchiare…

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Video

Una delle cose che mi danno più fastidio è quando il telefono non riconosce il mio volto. E io lo so perché non lo riconosce. Perché sono struccata, spettinata, irriconoscibile insomma. Una volta c’ero lo specchio del reame, ora c’è la videocamera del cellulare. Come dire dalla stelle alle stalle in un clic.