Sono in crisi. Domani è San Valentino. Un giorno che detesto. È un blocco psicologico, un dramma che mi porto dietro dall’adolescenza. Tempo in cui la festa degli innamorati ha un indubbio valore personale e sociale. In cui un peluche che abbraccia un cuore è un totem da mostrare orgogliosa alle amiche. Anche se è orribile. Anche se è un maialino rosa con un vestitino a pois che ti chiedi se te l’hanno regalato perché ti somiglia. Niente. Non sono mai riuscita a farmi regalare neppure il maialino nudo. Le poche occasioni in cui avevo un fidanzatino venivo regolarmente mollata tra la metà e la fine di gennaio. Non prima di Natale o l’Epifania. No, sul più bello, quando cominciavo a covare l’illusione che avrei avuto il mio Bacio Perugina, con il cartiglio e il cuore trafitto da una freccia di Cupido. A un certo punto ho pensato di aver trovato solo tipi tirchi. Lo facevano per non comperarmi il regalo. Consolazione di comodo, ma mi ha aiutato molto. Venivo mollata, così. Giustificazione di una crudeltà senza fine. Ti lascio non perché non sei carina, ma hai un brutto carattere. Che è una cosa atroce. Se non ti trovano bella puoi provarci, tingi i capelli, metti i tacchi, le lenti a contatto, ti rifai le tette,il naso, gli zigomi. Ma se ti dicono che hai un brutto carattere ti senti senza scampo. Come si fa a cambiare carattere? Che poi con il tempo hai capito che per molti avere un brutto carattere vuol dire non darla via come il pane. In effetti manchi di apertura al prossimo. Negli anni ho sviluppato una vera e propria allergia al 14 febbraio. Mi ammalo. Ancora adesso. Influenza, 39 di febbre, placche in gola. Una goduria. Una settimana a letto. Salva. Sotto le coperte. Abbracciata al cuscino. Con indosso un pigiamino rosa a pois…