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Vetro

Solita sfortuna. Ho rotto lo schermo del cellulare. L’avevo in mano e, oops, é caduto. L’ho raccolto, girato e non ci volevo credere. Molto gotico, scheggiato quasi in maniera artistica, un’opera d’arte di valore, dato quello che mi costerà ripararlo, per non parlare della mia fedina da ripulire dopo le inevitabili incursioni tra i santi del mese. Che poi io non ho mai avuto guai con il cellulare. A parte quella volta che ho comperato una cover molto tigre del ribaltabile, maculata con borchie, di una finezza disarmante, che aveva la caratteristica di cuocere il telefono. Era una cover hot in tutti i sensi. Era sempre rovente e nel timore di rovinarlo ho deciso di toglierla. Eh, una parola. Saldata era. Alla fine maniere forti, tagliacarte tra cover e telefono e tutto un lato bello rovinato. Va bè. Per una volta. No, bè, poi aspetta. Poi c’è il capitolo subacqueo. Tuffo carpiato nel water dell’autogrill, che dici ai tuoi figli di non toccare le maniglie della porta dei bagni e tu ti ritrovi con un avambraccio dentro alla tazza con una prontezza di riflessi degna di un supereroe. Che poi voi donne mi capite, vero? Perché gli uomini, tasca davanti tasca dietro fa lo stesso, ma noi no. Jeans attillato che per allacciarlo ti sei dovuta sdraiare sul letto, di quelli che per forza ti tirano su il lato B, è imbrigliato in una morsa, e telefono infilato nella tasca posteriore. Di solito destra. Più veloce da prendere, come una pistola nella fondina. E così garantito che nel momento del bisogno sguscia fuori che è un piacere, e per due giorni phon in mano per rifargli la messa in piega. Ma io ho fatto di meglio. Sciatrice che se la tira pure, abbigliamento tecnico, occhiale Top Gun, e cellulare infilato nel casco, per parlare con le mani libere. Pure mentre sei seduta al tavolino esterno del bar, al sole, e approfitti della pausa per una telefonata. Davanti a una bella scodella di minestrone fumante con würstel. Pluf. Gemusesuppe pure per il telefono. E per il malaugurato dall’altra parte della cornetta che non sa di aver vissuto un’esperienza mistica. Per una settimana ho avuto nella borsa il profumo della cucina della nonna, tra broccoli, patate e piselli. Ah bè poi a parte quella volta che l’ho lasciato sul carrello del metal detector a Berlino e mi hanno chiamata con il dlin dlon “Damen und Herren….”, e poi a parte le mille volte che mi è caduto mentre ravanavo in borsa…ecco bè a parte tutto il cellulare e l’uso che ne facciamo rispecchia il nostro essere….nel mio caso, bè, traete voi le debite conclusioni….

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