Salvatore é il simbolo dell’Italia di cui dovremmo andare fieri. Ti accoglie nella sua gastronomia panetteria vineria supermarket dove vige un rigoroso disordine ordinato. Ti fa assaggiare arancini mandorle pomodori di pachino, chiamandoti per nome e dandoti del tu. Intanto ti racconta dello sbarco degli alleati e dell’armistizio di Cassibile, dove ci troviamo. Della pasta con la provola affumicata, dell’insalata di arance, del vino rosso con le pesche, dell’olio, delle melanzane carciofi spezie di cui non ricordo il nome. Un fiume in piena. Alle dieci del mattino ti offe il Niru di Pachino, 16 gradi, e questo aumenta la simpatia per il personaggio. Che vale mille Lonely Planet o Trip Advisor, una telefonata a lui e hai garantita la miglior cena della zona. Venti minuti e parli di tutto, perfino degli stranieri che gli italiani sono meglio, delle spiagge della zona, di tutto di più. Esci e sei leggero, la borsa piena di cose buone, la mente libera, la fierezza di essere italiano come lui. Anche se lui, a dire il vero, aveva esordito con un “siciliano sono, non italiano”. Grande Salvatore, italians do it better…