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Ragazzina

Guardavo una ragazzina per strada oggi. Avrà avuto sedici anni. I jeans le Stan Smith la magliettina con la scritta la coda di cavallo. La guardavo e mi sono ricordata una ragazzina di tanti anni fa. Con gli stessi jeans, le stesse scarpe. I capelli lunghi lunghi e un vagone di insicurezze. La voglia di capire il mondo e la passione per lo studio, per quel greco e latino che fregavano solo a lei. Che Alba Chiara di Vasco sembrava parlare di lei, ti piace studiare non te ne devi vergognare. E lei non se ne vergognava. Peró come tanti adolescenti si sentiva sbagliata. Troppo complessa. Troppo cerebrale. Troppo rotonda. Troppo imbranata. La guardavo questa sedicenne oggi e pensavo che crescere non è mai facile. Che ci sono tanti trabocchetti. Che lo specchio mostra sempre immagini distorte. Che ti dicono che passerà ma tu ti senti uno schifo fuori posto. E quella ragazzina si rifugiava nei libri. E nello sport. Che nulla libera di più di sentire che questo corpo che ti fa schifo cresce e si plasma con una corsa, una nuotata, una partita a tennis. La guardavo questa ragazzina mentre andavo in palestra. Adesso che di adolescente ho un figlio. Che lo specchio riflette qualche cosa di imperfetto ma che mi appartiene. Che l’insicurezza resta ma è diventata una forza. Che ti fanno notare che pubblichi un sacco di foto di te stessa su Facebook. Che scrivi troppo. E certo che lo faccio. Perché finalmente non mi sento di dover dimostrare nulla. Perché sono io e sono così. Perché scrivo per chi vuole leggermi e fotografo per chi vuole sorridere con me. Quella ragazzina si è sentita tanto sola. Diversa. A volte succede ancora. Allora scrive. E fotografa. Prende coraggio e si sente ogni giorno più forte. E se è troppo amen. Adesso mi garba così. 

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