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Libri 

Scrivere un libro è dare forma ad una storia che già esiste. Voglio dire esiste prima di te e anche senza di te, prima che ti venga l’idea di una storia o che un incontro faccia nascere il personaggio. È come se queste figure celate dietro alle lettere decidessero un giorno che è la tua penna ad essere degna di raccontare la loro storia, semplice o complessa che sia. Tu ci provi a dirgli di no, che hai altro da fare, che la tua vita è già un casino, ma loro ti danzano nella testa con sempre maggiore insistenza e pian piano ti convincono a sederti davanti allo schermo, di sera, di notte, la mattina presto, quando sei libera dal resto e dovresti dormire. Ma se dormi li sogni e allora tanto vale farli vivere sti rompiscatole. Che ci vuole coraggio e soprattutto presunzione per scrivere un romanzo. Voglio dire, pensare che a qualcuno importi quello che hai da dire è per me uno degli esempi più lampanti di egocentrismo, autostima, e anche di un pelo di supponenza. Per cui i miei personaggi ce l’hanno davvero dura, sono tipi ostinati e cocciuti, per anni non hanno avuto soddisfazione, poi sono arrivati i primi post e alla fine, in questa mia strana fase di maggiore sicurezza, mi sono arresa a dargli un volto. Con le lettere, intendo. L’unico modo in cui so forse dipingere, con le parole e le frasi, con gli aggettivi, i verbi, le congiunzioni. E, straordinariamente, scrivere è come andare al cinema. Sei lì, davanti allo schermo del pc, silenzio intorno, e batti velocemente sulla tastiera e tutto prende vita: i personaggi, le azioni, le relazioni, i luoghi. Parti da un’idea e poi tutto sembra venire da sè, e ti coinvolge che non avresti mai detto. Piangi, ridi, ti arrabbi pure. E quando devi smettere per tornare alla vita reale sei un po’ stordita, perché anche quella è ora per te realtà, e ti senti come un extraterrestre che viaggia tra due mondi diversi, lontani, di cui tu, solo tu ed il tuo io, sei il tramite. Sensazione splendida e un po’ straniante. Che ti fa vivere sulle nuvole, che ti rende maleducata perchè non saluti la gente per strada che neanche la vedi che sei altrove, che ti fa bruciare il risotto perché pensi ad altro, che ti stanca terribilmente perché una vita è già dura, figuriamoci due. Ma è sicuramente il modo più soddisfacente per sentirsi esausta la sera, un po’ come fare la vita ogni giorno. Insomma una figata. E tutto il resto è noia. 

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