Ti ho amato tanto. Troppo forse. Ti ho amato quando tutti dicevano che era una follia e che non avevamo nulla in comune. Ti ho amato per strada, seduti al tavolino di un bar, su di un treno, tra le vie di un vecchio borgo. Ti ho amato ogni mattina al risveglio, tu, il primo pensiero, mentre mi alzavo, vestivo, mangiavo, lavoravo, vivevo. Ti ho amato quando eri così lontano da invertire il giorno e la notte, e quando eri a un centimetro da me. Ti ho amato con ogni mia cellula, non risparmiando nulla del mio corpo. E ti ho amato con la mia mente, ogni pensiero era il tuo, senza sosta. Ti ho amato anche quando era chiaro che fosse tutto finito, ho amato l’idea di te, perché mi faceva sentire viva, necessaria, bella. Poi, un giorno, ho aperto gli occhi e ho capito che tutto finisce. Mi sono riappropriata del mio corpo, dei miei pensieri, dei miei giorni, delle mie notti, della mia vita. E inspiegabilmente mi sono sentita libera. Perché ti ho amato oltre ogni immaginazione e alla fine anche l’amore può diventare una prigione. Soprattutto se nella cella ti ritrovi da solo, perché l’oggetto di tanta passione ha chiuso il lucchetto e se ne è andato. Lontano. Ti ho amato. Ma adesso raccolgo i miei stracci e ricomincio a respirare. Nel cuore una cicatrice, sul volto un sorriso. Libera. Finalmente