Giornata uggiosa. Trafelata come sempre, ombrello, borsa che scoppia, entro in un caffè della splendida Piazza Ducale per bere un cappuccino, tra un colloquio e un altro con i professori dei miei figli. Mi siedo, tiro fuori agenda e blocco appunti, perché sono una di quelle che infila il lavoro in ogni quarto d’ora possibile, che solo se gioco d’incastri arrivo a fine giornata avendo concluso qualcosa. Arriva il cameriere, lo guardo, mi ricorda qualcuno, ma non so chi, ordino il mio cappuccino. Due minuti dopo ritorna, io ho già tappezzato il tavolino delle mie carte. Appoggia il piattino, mentre io tiro fuori il portafoglio per pagare. Lui mi ferma. “Lasci stare” mi dice, “offro io”. Al mio sguardo interrogativo, continua. “Lei non si ricorda, ma qualche anno fa mi ha pagato il biglietto del treno, altrimenti il controllore mi avrebbe fatto scendere, perché non avevo soldi con me”. Ecco chi era. Sarà stato tre anni fa. Stavo andando a Milano. E questo ragazzo lo avevo visto più volte in biblioteca. Mi era sembrato in buona fede. E quattro euro non mi cambiano la vita. Però mi hanno cambiato la giornata oggi. Mi sono sentita bene. Il sole dentro anche se fuori piove. Meno stanca. La gioia di aver aiutato qualcuno e che questo gesto sia rimasto come un segno positivo. Gli ho sorriso. “Adesso però lo fai sempre il biglietto, vero?” Che la bacchettona che è in me non poteva tacere. “Certo” mi ha risposto. Gli credo. Dare è sempre una gioia, soprattutto per chi dona. ❤️