Credo che nella vita si debbano costantemente fare delle scelte. Anzi, credo che l’essenza stessa della nostra esistenza si fondi sulla scelta di una via piuttosto che di un’altra, nella consapevolezza che si andrà sempre perdendo qualche cosa e, probabilmente, guadagnando qualche cosa d’altro. Questo vale per tutti, uomini e donne, giovani e anziani. Ciò che però continua a non essermi chiaro è perché, nel 2022, a noi donne venga ancora richiesto di scegliere tra carriera e figli, tra lavoro e famiglia. Badate bene, non è che ci venga richiesto esplicitamente. No, questo avveniva in passato e, per certi versi, era più onesto. Le nostre mamme, nate negli anni ’50, se il lavoro del marito lo permetteva, potevano fare le “signore”, come si diceva allora, e non lavorare, dedicandosi interamente alla crescita dei figli, alla cura della casa, alla cosiddetta economia domestica. Era uno status normale e vi dirò che a me non sembrava che queste donne vivessero in una condizione di frustrazione per tutto questo. Anzi. Ovvio, i ruoli di dirigenza erano tutti maschili, così come quelli politici, sociali, istituzionali. Le donne ai vertici, rarissime, avevano fatto una scelta per così dire monacale, dedicandosi unicamente al lavoro. Poi, i tempi sono cambiati, l’economia anche, il mercato si è aperto sempre più alle donne e ora molti ruoli importanti sono al femminile. Oh, molto bene. Sì, però è mancato un passaggio, almeno in Italia. Sono scarseggiate politiche per la famiglia, che permettessero a queste donne di continuare ad essere madri, così come gli uomini continuano ad essere padri anche se lavorano e hanno incarichi importanti, ad essere madri dicevo e ad essere anche imprenditrici, personaggi pubblici, donne impegnate nel sociale. Nel nord Europa, per esempio, dove il welfare è avanti anni luce, ci sono asili aziendali anche nelle realtà più piccole, sussidi importanti per le famiglie, congedi per mamme e papà in ugual misura. E allora vediamo donne presidenti degli Stati, manager con quattro figli che serenamente affrontano le giornate essendo donne, madri, mogli, senza dover spiegare di essere tutto questo, ma semplicemente essendolo. Ecco. Il problema è questo, secondo me. Una donna non deve scegliere tra carriera e famiglia, semplicemente perchè un paese civile adotta politiche che le permettano di essere solo una donna. Così come accade agli uomini. Anche perché, le donne, soprattutto se madri, sono più multitasking: chi di noi infatti non ha parlato al telefono con i colleghi mentre preparava il pranzo ai figli, ascoltato un podcast mentre stirava, spedito un’email in attesa che si riscaldasse l’acqua per la pasta? Quindi, basta con il dover specificare le tante cose che siamo. Siamo donne e meritiamo di mirare in alto, sia che abbiamo una famiglia sia che siamo single, sia che ci vada di fare una nidiata di pargoli sa che invece decidiamo di no. Senza doversi giustificare mai. Perché questa è la vera discriminazione. Doversi giustificare sempre. Adesso direi che può bastare. Già, basta così.
vero: la forza di volontà, l’ambizione, sono nella lettera “D”.