Sono da sempre affascinata dai nomi delle vie. Nel senso, che mi ritrovo spesso a chiedermi chi siano le persone ricordate su quelle targhe, oppure cosa significhi quel termine che leggo sulla targa di una strada in cui mi trovo a passare, in Italia o nel mondo. Fateci caso. Il più delle volte si tratta di nomi assolutamente ignoti, oppure dei soliti Garibaldi, Cavour, Roma, che di per sè ovviamente non attirano più la mia curiosità. E badate che non si tratta di un esercizio noioso, ma solo della curiosità di una che non si ferma mai alle apparenze. Se avessimo il tempo e la voglia di indagare, quelle vie nascondono il più delle volte storie bellissime di persone normali che, durante la loro esistenza, nelle epoche più disparate, hanno compiuto imprese eccezionali. Oppure vicende così particolari da poter essere il canovaccio per un libro. Molte strade sono diventate il simbolo di tutta un’epoca, pensate che so ad Abbey Road, Wall Street o la più triste Via d’Amelio: tutte hanno una storia, tutte sono una testimonianza del passato. La mia preferita è però via della Conciliazione. Non tanto perchè sia un luogo incantevole che porta alla basilica di San Pietro, luogo che mi dà sempre i brividi, ma per il nome stesso. Conciliazione. Che vi devo dire, mi piace. Suona bene, accarezza il palato e la mente, rasserena il cuore, induce a sperare. Sì perchè in un mondo in cui va di moda la resilienza, atteggiamento tutto sommato passivo di adattamento allo status quo, a me piacerebbe che facesse tendenza la conciliazione. Che non per nulla ha in sè quella preposizione con, che sottintende una unione, o per lo meno la volontà di arrivare ad un punto di incontro. In un mondo in cui lo scontro, fisico e verbale, sembra essere il solo argomento che fa notizia, in cui tutti sono sempre incazzati e pronti a prevaricare l’altro come strumento di affermazione di se stessi, a me piace la conciliazione. Meno testosteronica, ma infinitamente più utile. Meno popolare, perchè fraintesa come remissione, ma più sottile, intelligente, potente. Io riempirei l’Italia di vie della conciliazione, a ricordarci che da soli non si va da nessuna parte, come la storia ci ha dimostrato migliaia di volte. Intanto continuo a soffermarmi sui toponimi. Vi va di farmi compagnia?