Vacanze finite. Un paio di chili in più e nessuna voglia di perderli. Perché questi chili sono il risultato di cene con amici, pomeriggi passati a parlare, pranzi sugli sci, brindisi senza fine. Insomma della felicità di una settimana piena di calore che proverò a portare con me più a lungo possibile. Due chili di felicità. E perché dovrei buttarli via? 🤪
Buoni propositi
Buoni propositi. Ritornello annuale a cui quest’anno mi sottraggo volentieri. Del mio meglio lo faccio sempre e se dovessi seguire il cuore butterei tutto per aria e mi dedicherei solo a chi amo e a viaggiare. Leggere. Studiare. Visitare musei in modo bulimico. Imparare una nuova lingua. Conoscere persone. Crescere nello spirito. Approfondire religioni che non conosco. Provare nuovi cibi. Regalare a chi non ha solo per avere in regalo sorrisi veri. Lo farò lo stesso, anche se l’ancora che mi lega al quotidiano non posso ancora levarla. Ma se dovessi mollare tutto, non sorprendetevi. Seguo solo la mia natura da Alex Supertramp. 😘
6 gennaio 2023
Da una settimana ho spento l’interruttore dei social o almeno ho fatto di tutto per disconettermi. Complice la montagna davanti a casa che scherma qualunque segnale (tranne la Rai e radio Maria ovviamente, che arrivano anche nel deserto) da ben otto giorni vivo come negli anni ‘90. Telefonate invece di whatsapp, giornale di carta anziché online, telegiornale invece di Facebook. Fantastico. Se non fosse che sono una giornalista e che senza rete non riesco a lavorare, opterei per un 2023 a-social e molto sociale. Se ve lo state chiedendo, vi scrivo al momento da una zona più connessa all’etere, mentre passeggio lungo il Sesia, in totale relax con il mondo. Domani tutto finirà e si ripartirà con il delirio. Ma oggi fermo immagine così. Peace and love. Che noi befane abbiamo bisogno di ricaricare le batterie ogni tanto, che camminare sul tacco 12 a cento all’ora talvolta stanca 🤪
5 gennaio 2022
Iniziamo da qui. Anzi ricominciamo da qui. Da Passo Salati a 3mila metri di altitudine. Con gli sci ai piedi, insieme alla mia famiglia. Praticamente il mio paradiso. Che se potessi rinascere farei d’inverno il maestro di sci e d’estate la guida alpina, ovviamente con viaggi frequenti in giro per il mondo 🤪. Ricominciamo dicevo, che la Colli è stata zitta per un po’ ma il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ci vediamo qui, ogni giorno, nel mio diario misura tacco 12. ci sarete vero?!
2023
Per il 2023 prometto di mettere al centro me stessa. Che non vuol dire essere egoista, ma imparare una volta per tutte a dare importanza ai miei desideri e alle mie aspirazioni. Prometto che continuerò a essere una madre premurosa, una moglie affettuosa e una figlia rispettosa, ma a patto prima di tutto di essere una donna realizzata. Prometto di far tacere i sensi di colpa per non aver preparato ogni giorno un pranzo e una cena degne di due stelle Michelin e per aver lasciato che un po’ di polvere si depositasse sui mobili. Prometto di non fare i salti mortali per esserci sempre e comunque per tutti, tanto il risultato è che mi si dia per scontata. Detto questo, speriamo che il 2023 sia un anno piatto e senza novità, che ne abbiamo avute fin troppo negli ultimi due. E, mi raccomando, brindate senza moderazione!
Love me
Mi sono sempre sentita inadeguata.
Ero brava a scuola, all’università, ma ero lontana dai canoni del ricercatore. Troppo estroversa, troppo chiacchierona, troppo diretta. Avevo la sensazione che non mi si prendesse mai sul serio, nonostante il mio 110 e lode e la mia preparazione. Sembrava che il tacco 12 non andasse d’accordo con il dizionario di greco insomma.
Ero carina e disponibile con le amiche. Ma non mi lasciavo mai andare nelle serate. Non ho mai amato perdere il controllo, trasgredire alle regole non mi è mai piaciuto. Avevo la sensazione di non piacere mai completamente agli altri, che comunque fossi sempre la più brava della classe, da tenere buona per copiare ma non troppo simpatica. Poi ci si è messa pure l’anoressia e ciao autostima.
Quindi, poco preparata per essere culturalmente accettabile a livello accademico e troppo preparata per andare bene alle persone che mi circondavano.
Inadeguata con ogni abito. Sopra le righe o sotto le righe. Mai sulla riga.
Ho trascorso una vita a sentirmi così.
E non crediate che non succeda ancora.
Più spesso di quanto pensate.
Per tutta la vita ho cercato di piacere agli altri e ho portato a casa un sacco di delusioni.
Poi ho capito che se volevo sopravvivere, avrei dovuto mutare prospettiva.
Essere ciò che sono.
Un po’ cultura, un po’ cazzeggio, un po’ tacco 12, un po’ scarpa da ginnastica, rigida ma non troppo, folle con il freno a mano tirato, femmina fuori maschiaccio dentro.
Non posso piacere a tutti.
Però posso piacere a me stessa.
E questo direi che é già un ottimo punto di partenza ❤️
Vivi!
Rischia, dai, rischia!
Fai la prima cosa che ti passa per la testa.
Non pensare a quello che succederà dopo, pensa a come ti senti in quel momento. Non avere rimpianti, parla con chi hai bisogno di parlare e manda al diavolo chi se lo merita, pensa a te stesso, sii egoista quanto basta, non farti mettere i piedi in testa. Se hai cose da dire, dille, vai contro corrente, pensa diverso, sii diverso.
Divertiti, mangia, bacia, fai quello che ti piace, vai dove vuoi.
Ma soprattutto, ama!
Nella diversità c’è il progresso
Un’aliena. Così mi sento sempre più spesso. E, data la mia scarsa autostima, è un continuo mettersi in discussione. Mi guardo intorno e fatico a capirlo questo mondo, in cui i miei principi sono diventati un’ombra. Fatti la tua vita e fottitene degli altri. Questo mi sento ripetere quando esterno la mia perplessità, quando fatico ad addormentarmi la sera per i troppi pensieri che il silenzio della notte libera. E meno male che mi alleno ogni giorno, la fatica del corpo per un po’ silenzia il cervello. Che io tutta sta cattiveria non la capisco, non capisco l’egoismo, l’esclusiva tensione al guadagno, il mors tua vita mea fatto a paradigma di vita. Io sono nata per disinnescare, per conciliare, per esaltare le differenze che portano al progresso. E più mi guardò intorno, più fatico a trovare compagni di viaggio in tutto questo. Escluse le tante, tantissime persone che fanno volontariato, Dio le benedica e le motivi sempre in questo mondo che rema al contrario, le altre sono sempre in guerra. Galli liberati in una lotta violenta che non porta da nessuna parte. Ma davvero questo è l’uomo? Davvero allora homo homini lupus senza soluzione? No, dai. Io non ci sto. Io non mi rassegno. Non mi arrendo. Ci deve essere il mondo per creare in armonia pur nella diversità di opinioni. E ve lo dimostrerò.
Presidente del Consiglio
Una donna presidente del Consiglio. Un passaggio epocale. Perché non importa in questa mia riflessione il partito politico che rappresenta, ma il fatto che sia una donna. Una madre. Una moglie. Come direbbe lei, riprendendo un proclama che è diventato anche un ritornello rap. Una che ha lavorato per portare avanti le sue idee in un mondo, quello politico italiano, di certo non femminista. Senza far leva sull’apparenza ma sempre puntando al concreto. Senza rinnegare la sua femminilità ma anche senza usarla come bandiera. È una donna, ma in fondo è un dettaglio. Perché ciò che conta, che deve contare, sono le competenze, non il sesso. E ieri, oggi, sono giorni di svolta, spero, per tutte le donne che sono pagate meno degli uomini, che faticano ad affermarsi, che non vengono sostenute nella maternità, che devono rinunciare alla loro femminilità per salire in alto. Ieri, elegantissima nel suo completo blu e tacco 12, è salita al Quirinale e ha portato con sè tutte noi. Daje Giorgia, avanti tutta!
Occhi
Quegli occhi non me li dimenticherò mai. Puntati addosso per mezz’ora, senza dire una parola. Grandi. Chiari. Li odiavo quegli occhi, io, che per un paio di occhi verdi avevo fatto follie in riva al mare. Ma quelli no. Mi entravano dentro, e questo mi dava terribilmente fastidio. Penetravano la mia pelle sottile, le mie viscere vuote, la mia mente piena di pensieri. Più mi fissavano e più io serravo la bocca. Erano grandi come quelli dei bambini dipinti da Margaret Keane e altrettanto inquietanti. Me li sognavo di notte e li vedo ancora oggi, dopo una vita, nei giorni in cui mi perdo nei pensieri più ardui. Sarebbe bastata una parola e avrei vuotato il sacco. Avrei pianto, riso, raccontato, indagato, liberato tutta l’angoscia dei miei diciassette anni. Ma niente. Loro mi guardavano e basta. E io non amo chi mi guarda e tace. Sono una da “che cazzo guardi? Se hai qualche cosa da dire, fallo”. Ma allora non ne avevo ancora la forza. Allora ero un pulcino spelacchiato che doveva ancora conoscersi e gli occhi che mi fissavano erano una prova più grande di me. E io davanti a quegli occhi mi chiudevo, mi chiudo a riccio. Quanto tempo ho sprecato davanti a quegli occhi zitti! Non li ho più visti da allora, ma sono certa che, se dovesse capitare, li riconoscerei all’istante. Perchè sono quelli a cui penso quando devo trovare la forza per le mie battaglie, perchè allora ho giurato che non avrei mai più permesso a nessuno di guardarmi così senza fare nulla per aiutarmi, perchè ho giurato di amarmi alla follia e di provocare sempre reazioni verbali, che il silenzio uccide più di un veleno mortale. Ho promesso che non avrei considerato altro sguardo che il mio nello specchio, che quello sarebbe stato il mio unico giudice, che per quanto difficile, avrei sorvolato su chi si soffermava sul mio corpo, sul mio vestito, sul mio essere. A volte ci riesco, a volte no. Ma vale la pena provarci, sempre.