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Salvatore

Salvatore é il simbolo dell’Italia di cui dovremmo andare fieri. Ti accoglie nella sua gastronomia panetteria vineria supermarket dove vige un rigoroso disordine ordinato. Ti fa assaggiare arancini mandorle pomodori di pachino, chiamandoti per nome e dandoti del tu. Intanto ti racconta dello sbarco degli alleati e dell’armistizio di Cassibile, dove ci troviamo. Della pasta con la provola affumicata, dell’insalata di arance, del vino rosso con le pesche, dell’olio, delle melanzane carciofi spezie di cui non ricordo il nome. Un fiume in piena. Alle dieci del mattino ti offe il Niru di Pachino, 16 gradi, e questo aumenta la simpatia per il personaggio. Che vale mille Lonely Planet o Trip Advisor, una telefonata a lui e hai garantita la miglior cena della zona. Venti minuti e parli di tutto, perfino degli stranieri che gli italiani sono meglio, delle spiagge della zona, di tutto di più. Esci e sei leggero, la borsa piena di cose buone, la mente libera, la fierezza di essere italiano come lui. Anche se lui, a dire il vero, aveva esordito con un “siciliano sono, non italiano”. Grande Salvatore, italians do it better…

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Pelle

Lo sappiamo come siamo fatte noi. Lo sappiamo che abbiamo la testa dura e che dietro la corteccia c’è una linfa morbidissima e delicata. Lo sappiamo che poi va a finire che ci facciamo male e che ci mettiamo mesi a tirarci su, senza che da fuori si veda la men che minima differenza. Perché se siamo un disastro nella gestione delle relazioni umane, siamo diventate eccezionali nel nascondere. Un sorriso sempre aperto, un velo di trucco, il vestito che valorizza i punti giusti, disponibili sempre e comunque. Che dire no non ci piace, ci sembra uno sgarbo, i no li incassiamo
e porgiamo la guancia il viso e anche il fondoschiena. Lo sappiamo benissimo che è così e davanti allo specchio diciamo mai più, serie convinte e ci crediamo. Insomma proviamo a crederci. Ma tanto ci ricascheremo. Nell’amicizia a senso unico, nell’amore che fa tanto male da oscurare il bene, nella passione che arde senza corrispondenza. E badate bene che non si parla solo di amore, si parla di vita, in generale. Senza pelle in questo mondo ipocrita, e per quanto ci sforziamo non ce l’avremo mai la pelle. Una vita a tentare di costruirla e basta uno sguardo a sbriciolarla. Ci fa male questo mondo ma non è colpa sua. Non è tempo per noi, canta il Liga, e forse non lo sarà mai….

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Notti

Notti che non ti aspetti. Che nascono per caso da un tramonto nuvoloso dopo un pomeriggio senza suoni. Notti che non sai e non chiedi. Che alzi gli occhi e il cielo nero nero ti fa sentire ancora più piccola nonostante i tacchi, il trucco, il vestito. Orpelli per trovare sicurezza che non c’é. Notti di musica, la radio e soprattutto il cuore. I battiti seguono le note oppure sono le note a riprodurre i battiti? Inutile riflessione. Il cuore suona la colonna sonora in queste notti senza programmi. Un bicchiere, qualche zanzara, il sudore sul collo, il profumo. Sì, il profumo di queste notti non ha eguali, sa di pelle e sorrisi, semplice, unico, inebriante. Notti di assenzio, tatuaggi dell’anima, consolazione dei momenti difficili. Notti di viaggi senza meta, lampioni, fanali, neon, candele che non si consumano nel santuario dell’anima. Queste notti, le nostre notti. 

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Basta

Quel momento in cui devi dire basta. Basta a una storia d’amore. Basta ad un vizio, ad una abitudine. Basta a quel lavoro che rende le giornate un mattone. Basta ad un luogo, che non è più tuo. Ed è difficile dire basta. Più facile che qualche cosa ti sia negato che negartelo. Perché è parte di te, e devi strappartelo di dosso. E anche se é una liberazione, lascerà un senso di vuoto. Che spaventa. Ci vuole coraggio a dire basta. Molti provocano finché altri lo facciano per loro. Si fanno lasciare, licenziare, abbandonare. E invece bisogna guardare dritti e dire basta. Senza voltarsi, perché basterebbe un’occhiata per essere assaliti dai dubbi. Basta. Questo, forse, vuol dire diventare grandi.

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Montagne russe

L’amore non è una cosa semplice mio caro Tiziano Ferro. L’amore è una montagna russa che ti fa volare con i battiti a mille e poi ti lascia cadere con il vuoto nell’anima. L’amore ossigena e toglie il respiro, è un aerosol che porta via tutti i mali e un minuto dopo il cappio che ti si stringe al collo. L’amore non lo puoi comprendere, troppo grande troppo complesso troppo imprevedibile. Azzera il potere decisionale l’amore e più lo allontani più entra in te, più lo neghi più ti lascia senza scampo, più lo inseguì più ti inganna. Decide lui. È davvero cupido con le frecce, che pungono oh se pungono e ti si piantano lì, in mezzo al petto, e la notte nel silenzio il tuo cuore sembra davvero avere un suono metallico. L’amore è la forza più potente che esiste al mondo e noi vorremmo ricondurlo ai cuoricini di San Valentino. L’amore è passione che sconvolge, temporale che ti sorprende, culla e patibolo, estasi e dannazione. L’amore ci frega, sempre. Nel bene e nel male. Per questo non possiamo vivere senza. Perché noi siamo amore, dal primo all’ultimo minuto del nostro vivere.

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Pigrizia

Premessa. Amo gli uomini e adoro la loro compagnia. Mi annoio nelle serate tra sole donne perché siamo troppo complesse e la pancia i chili la dieta i capelli il massaggio il vestito le corna di quella lì il fidanzato di quella là. Troppi argomenti diversi, troppo guardarsi nel culo l’una con l’altra, troppi ormoni altalenanti che se avessimo tutte il ciclo in contemporanea almeno sapremmo che settimana evitare di vederci. Loro con i loro due neuroni concentrati su un paio di temi sono immensamente più divertenti, leggeri, rilassanti. Uno, universale, optional di serie montato su tutti, l’argomento patata che può monopolizzare sere intere senza segni di cedimento. L’altro per il 90% è il calcio, che poi ha la stessa finalità di quello sopra, fare goal e portare a casa il risultato. Premesso questo, ragazzi uomini signori ma quanto siete pigri! Di fare tutto noi ci siamo un po’ stancate sapete? Che ok ci aiutate di più in casa, non siete più padri padrone, rispettate le nostre idee, ma con sta storia dell’emancipazione femminile decisionismo zero. Noi sogniamo uno che ti prenda e ti porti via, che ti bacia senza ma e senza se, che rivoluziona la sua vita per te, che ti organizza a sorpresa cenette e serate, che insomma ti faccia capire che le palle le ha lui. Uno che se dici me ne vado molla tutto e ti viene a riprendere. E invece non succede. Perché mentre tu gli fai la sfuriata lui è seduto sul divano e con un occhio guarda se uno di quei dieci pirla in pantaloncini corti che guadagnano quanto il PIL dell’Italia riesce a battere bene la punizione. E mentre tu esci con fare plateale lui pensa adesso quando è finito il primo tempo vado, tanto avrà la macchina in riserva. Ma poi deve andare in bagno e allora aspetta la fine della partita. Che poi quante palle. Ma se vuoi uscire esci, se vuoi una cenetta basta che lo dici ti porto dove vuoi, ovvio che ti voglio sono qui che ti aspetto sul divano in pigiama mica in giro con gli amici. E noi, che amiamo essere teatrali, da un’ora siamo sedute in macchina perché davvero siamo in riserva e ci incazziamo sempre più. E dopo un po’ saliamo in casa pronte all’ennesimo sfuriata. E lui è lì, secco sul divano, che russicchia pure, la TV accesa. Gli vai vicino, apre gli occhi, e biascica ciao ti amo. Che gli daresti un pugno, anzi due. Ma è un uomo. Due neuroni. Pigro. Semplicemente adorabile…mannaggia a voi…