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Basta

Io non lo reggo più tutto questo dolore. Mi spacca dentro. Ogni mattina, appena apro gli occhi, per un attimo non ricordo cosa stiamo vivendo. Pochi secondi e poi capisco che siamo ancora fermi in questa pandemia che continua a rubare vite, minuti, attimi. Mi alzo a fatica e, come un mantra, mi ripeto che abbiamo sempre un motivo per sorridere, e vado avanti. Alcuni giorni riescono anche ad essere lieti, perchè il virus sembra lontano: succede quando lo chiudo fuori dalla porta, o mi dedico alla scrittura, o ancora ribalto armadi e scarpiere per mettere in ordine almeno quelli, visto che la vita ora non mi riesce. Poi arrivano invece i giorni in cui questa merda colpisce qualcuno che conosci con violenza e allora te lo senti addosso, che vorresti strapparti i vestiti e urlare basta, non ti vogliamo più, adesso basta. Sento un male fisico a certe notizie, quel male intenso al petto, che poi sale in gola e che se ne va piano piano, lasciando l’ennesima cicatrice dentro. Mi viene in mente quando a scuola leggevo Ungaretti, “la morte si sconta vivendo” e mi sembrava eccessivo. Provavo a comprendere il dolore della trincea ma era sempre simile a un film, uno di quel film in cui ti viene il magone ma poi sai che mangerai i pop corn e che in fondo starai meglio perchè il dolore era solo una finzione. Ora lo capisco invece. Capisco quella sensazione di inutilità e di impotenza, quella paura sottile che scorre nelle vene, quella certezza che nulla sarà più lo stesso dopo. Dopo. Ecco io però questo dopo lo voglio adesso. Adesso sì. Basta pagare in vite umane. Vogliamo tornare a respirare tutti. Senza paura.

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Quando mangiare è una fatica

Oggi è la giornata contro i disturbi del comportamento alimentare. E già il fatto che sia stata istituita una giornata vuol dire che il problema é chiaro a tutti. Che si avverte la necessità di una sensibilizzazione su di un problema che coinvolge sempre più persone. Non solo giovani, non solo donne, ma davvero tanti che sfogano nel cibo un disagio molto profondo.
Che bello che ci sia una giornata ad hoc! Che bello che se ne parli senza tabù! Perché se così fosse stato allora, quando mi sono ammalata io 30 anni fa, bè tutto sarebbe stato più facile. La diagnosi. Le cure. L’accettazione del problema. Invece è stata durissima. Ma ce l’ho fatta. Ho vinto io. Abbiamo vinto noi, anzi. Io e la mia famiglia. E vi assicuro che è una battaglia sanguinosa. Ma se la vinci, sei poi una roccia.
Ti ha spaccato dentro. Ma essere rotti dentro vuol dire potersi ricostruire. Rigenerarsi. Rinascere. Conoscersi.
Un male infido i disturbi del comportamento alimentare. Non sottovalutateli. Non sminuite chi ne soffre. E se siete voi a provare il disagio, chiedete aiuto. Da soli non se ne esce. Non abbiate paura di essere deboli. È dalla presa di coscienza della propria debolezza che si diventa forti. Insieme si può fare.
E dopo, bè dopo, sarà bellissimo e nulla vi farà più paura.
Ve lo prometto.

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Vita

Così stanca di sentire parlare solo di malattia e morte. Ovunque mi giri, sembra che non ci sia via d’uscita. Tutti questi abbruttisce il cuore e ci rende cupi e distanti. Eppure la bellezza e la vita sono lì fuori. Nel sole che oggi illumina le mie finestre. Nel cielo azzurro e l’aria frizzantina di questa primavera che si fa sempre più vicina. In tutti noi che vogliamo vivere, respirare, sorridere, abbracciarci. E allora perché non lo diciamo? Perché non lo scriviamo nei post? Perché trova spazio ovunque solo la tragedia? Perché forse voi tutte queste parole nere riuscite a farvele scivolare addosso, io no. Mi si attaccano addosso e non se ne vanno più. E io non le voglio. So che ci sono malattie e morte, ma io sono vita finché respiro. E alla vita voglio dedicare i miei inni. Senza fine.

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Life

«E di questa altra morte quando parliamo? La morte strisciante, che non si vede. Non c’è Dpcm che ne tenga conto, non ci sono grafici quotidiani, ufficialmente non esiste. Però ogni giorno, da un anno, lei è lì: tutta la vita che non viviamo, per non rischiare di morire.»
Alessandro Baricco

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The show must go on

Non permettete ai cattivi pensieri di influenzare le vostre azioni.🤔
Ieri sera ero molto nervosa, la settimana non era stata facile, le notizie sulla pandemia mi avevano messo di cattivo umore e non avevo voglia di fare nulla 🤦‍♀️
Ma si sa, the show must go on. Per cui trucco e parrucco e mi sono preparata alla diretta su @milanopaviatv, cercando di mettere il solito entusiasmo.😃
Come ho fatto? Ho cominciato a pensare alla fortuna di poter essere lì, in televisione, a parlare di benessere.
Al fatto che la mia famiglia fosse riunita sul divano, davanti all tv, una pizza, una birra. 🍻
Ai tanti progetti che per nessuna ragione voglio mollare. 🔝
A tutta la fatica che ho fatto per arrivare fino a qui, con le sole mie forze. 💪🏻
Pian piano mi sono ricaricata, come la batteria di un’auto.
Poi si sono accese le luci e tutto è stato bellissimo. Come sempre. Rigenerante.😍
Non sedetevi ad aspettare che la tempesta passi, ma ballate sotto la pioggia!
Buon sabato ❤️

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Uli

Per tanti anni, ho avuto un vicino di casa speciale. Uno di quegli esseri con la rara dote di metterti di buon umore, anche se avevi avuto una giornata devastante, anche se avevi bruciato le carote e scoperto di aver perso l’ennesima occasione della vita. Era sufficiente incontrarlo per le scale, sempre di corsa, sempre attivo, per girare le labbra all’insù, in un sorriso. Per non parlare di quando lo vedevo sulla moto, era davvero irresistibile. L’ho visto invecchiare pian piano. Prima è diventato sordo, che poi non capivo se faceva orecchie da mercante oppure davvero non ci sentiva, che con gli anni aveva capito che farsi i fatti propri era la migliore strategia per sopravvivere. Poi anche la vista lo ha abbandonato ed è diventato lento, ma per questo gli volevo ancora più bene, come uno di famiglia. Oggi, in un sabato assolato, in cui normalmente lo avrei incontrato in cortile o nel nostro bel giardino, è volato in cielo. E già me lo vedo a correre come un pazzo tra le nuvole, che lassù non servono occhi e orecchie, ma solo un cuore grande, come il suo, quello del piccolo grande Ulisse. Ci mancherai un sacco, Uli, tu, un bambino vivace che per caso si era incarnato in un Jack Russel, uno degli esseri viventi più speciali che io abbia mai conosciuto. Fai impazzire tutti lassù, mi raccomando!

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Volersi bene

È stato un anno difficile. Un anno sulle montagne russe, tra voglia di reagire e tentazione di lasciarsi andare. Alla fine, credo che ce la siamo cavata bene, anche se ora siamo stanchissimi e abbiamo solo voglia di libertà. Libertà fisica, ma soprattutto psicologica. Abbiamo voglia di tornare a parlare d’altro, che non siano virus, vaccini, zone colorate e mascherine. Di liberare il cervello da questo monoargomento Covid che ha fagocitato tutto il resto. Un po’ dipende da noi, lo sapete vero? Il virus ci farà compagnia ancora per un po’, con tutte le polemiche e i problemi relativi. Però noi possiamo provare a pensare ad altro. Alla nostra vita, che è molto di più di prevenzione al contagio. Ai nostri affetti, che sono molto di più che congiunti. Al nostro lavoro, che tra mille difficoltà dobbiamo sforzarci di continuare a spingere, ingegnandoci a dispetto della crisi. A noi stessi, al nostro corpo e alla nostra mente. Basta trascurarci e rimandare a domani, basta ciabatte e tuta, anche se siamo a casa, ricordiamoci che abbiamo bisogno di vederci belli e in forma. Serve a noi stessi, prima che alle foto da postare. Sí, serve perché il nostro spirito ama il bello e noi abbiamo il dovere di amarci. Io continuerò a fare il possibile per esservi accanto in questo cammino verso l’amor proprio. Ma voi dovete fare la vostra parte. Ci state?

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Un anno di Covid

Un anno fa mi illudevo che si trattasse di un’influenza. Un po’ più aggressiva, ma pur sempre un’influenza.
Oggi so che il Covid è un virus insidioso e pericoloso, che danneggia l’organismo sotto molteplici aspetti e che può essere letale. Ma so anche che abbiamo il vaccino e che pian piano vinceremo questa guerra.
In mezzo c’è un anno difficile. Difficilissimo. Fatto di incertezze, paure, ansie. Un anno immobile, col fiato sospeso, tra illusioni sempre più deboli e consapevolezze crudeli. Un anno in cui sono invecchiata più dei dieci precedenti, perché invecchiare è anche imparare a vedere la realtà senza il velo dell’innocenza. E a me il Covid ha portato via tutto lo stupore di bambina che ancora covava nel mio cuore ingenuo. Mi sono ritrovata grande e non ne sono felice. Ma ho anche scoperto la forza degli uomini, la loro capacità di adattarsi, la forza dell’ingegno, la bellezza della solidarietà.
Forza, dai. Non è andato tutto bene, ma siamo ancora qua. E direi che non è poco 😉

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Ogni lasciata è persa

Non fanno per me l’immobilismo, la routine, l’assenza di stimoli nuovi, l’incapacità di rischiare per la paura di fallire. Vivo alla ricerca di qualcosa di nuovo, ogni giorno, che mi dia la possibilità di crescere e imparare. Certo, non è il modo migliore per arrivare alla pace dei sensi, ma è l’unico che mi fa sentire viva. Ecco perché quest’anno é stato difficilissimo per me, ma si impara da tutto e la mia resilienza ha fatto una sessione intensa di allenamento, che di sicuro sarà utile in futuro. Detto questo, più che mai, ricordate che ogni lasciata è persa e che prima di pensare a domani, viviamo l’oggi. Ok?